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La guerra in Ucraina potrebbe cambiare il mercato auto dei Paesi coinvolti

Nel caso il conflitto in Ucraina non dovesse chiudersi in tempi brevi, quali potrebbero essere le conseguenze sui mercati automotive dei due Paesi in guerra?

L’Ucraina

Secondo GlobalData, il mercato ucraino è stato decimato prima dalla crisi finanziaria globale e poi dal crollo economico provocato dall’annessione della Crimea alla Russia nel 2014. Da un picco di 664.000 unità vendute nel 2008, la domanda è crollata a 167.000 nel 2009.

In seguito a una lenta ripresa fino a poco sopra la soglia dei 200.000 è scesa poi a un punto minimo di sole 50.000 unità vendute nel 2015. Da allora la rinascita è stata soffocata dalla pandemia globale nel 2020, ma nel 2021 l’Ucraina è stato uno dei pochi paesi a raggiungere una forte crescita nonostante la carenza globale di semiconduttori poiché la domanda è aumentata del 23%.

L’attività di produzione di veicoli leggeri in Ucraina è limitata a una manciata di operazioni di assemblaggio. L’assemblatore ucraino Eurocar costruisce ancora alcuni modelli Skoda per il mercato locale e AvtoZAZ attualmente assembla una gamma di auto targate Lada e Kia esclusivamente per aggirare il divieto di importazione di veicoli russi. Ci sono state poche indicazioni che l’Ucraina possa sperare di attrarre investimenti significativi nella sua industria automobilistica a breve termine.

Il mercato ucraino delle auto elettriche ha mostrato invece una crescita significativa negli ultimi anni. Nel 2020 il numero di auto elettriche è cresciuto del 375% dal 2018. Si stima che entro il 2025 ci saranno oltre 50.000 auto.

L’Ucraina ha il maggior numero di punti di ricarica pubblici rispetto ai paesi dell’UE più vicini: oltre 8.500 (un aumento del 57% nel 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019). Per facilitare la crescita del mercato locale delle auto elettriche, l’Ucraina ha già avviato lo sviluppo degli incentivi, compresa l’esenzione dai dazi all’importazione.

La Russia

Diversa (ma non troppo) la situazione in Russia, che vanta pure una popolazione di 146 milioni di abitanti. Gli incentivi governativi hanno sostenuto il mercato in una certa misura, ma una crescita economica fiacca ha frenato il progresso.

Nel 2021, la domanda si è rafforzata sullo sfondo della pandemia globale, ma i limiti dell’offerta, a causa della carenza di componenti, ha portato ad una ripresa molto più debole del previsto. Le vendite sono state pari a 1,67 milioni nell’anno, +4% rispetto al 2020 ma ancora quasi 1,3 milioni al di sotto del picco storico della Russia.

La mancata crescita, combinata con un quadro normativo impegnativo, ha fatto sì che alcuni OEM globali, che avevano investito in Russia, abbiano deciso di ridurre le perdite. GM ha ridotto le sue operazioni russe dal 2015, chiudendo il suo stabilimento di assemblaggio di San Pietroburgo.

Ford ha chiuso i suoi stabilimenti di assemblaggio di automobili nel 2019, sebbene il Transit sia ancora costruito in Russia con un partner locale. Le sfide associate allo sviluppo delle vendite all’esportazione, hanno fallito nel raggiungere la crescita prefissata.

Nonostante ciò, la produzione russa potrebbe ancora crescere nel 2022 se si evitasse un conflitto militare su vasta scala, in particolare perché la domanda di esportazione è aumentata negli ultimi tempi. A partire dal 2022, la crescita delle esportazioni dovrebbe essere supportata dalla decisione di Stellantis di iniziare ad esportare furgoni dalla Russia verso Europa, America Latina e Africa. Tali piani di approvvigionamento potrebbero essere vulnerabili al cambiamento, a meno che le tensioni non migliorino.