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Ricaricare di notte? Meglio di giorno per tutelare l’ambiente

Chissà se lo studio realizzato dalla Standford University possa rivelarsi utile anche per l’Italia. Dopotutto, al di là dei numeri effettivi, l’elettrico è una realtà, così come le infrastrutture di ricarica (sebbene sia necessario aumentare il numero di stalli, anche in Europa). E, sebbene il volume sia ancora limitato, anche l’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili (vedi solare ed eolico) è un dato di fatto.

Il team di ricerca ha scoperto che gli schemi tariffari progettati per indurre gli utenti a consumare più energia la sera e la notte, durante le cosiddette “ore non di punta” non riflettono la rete elettrica così com’è ora.

“Siamo stati in grado di dimostrare che con meno ricariche domestiche e più ricariche diurne, gli Stati Uniti occidentali avrebbero bisogno di meno capacità di generazione e stoccaggio e non sprecherebbero tanta energia solare ed eolica”, ha affermato Siobhan Powell, autore principale dello studio.

Ecco spiegato il motivo

La California ora genera elettricità in eccesso durante la tarda mattinata e il primo pomeriggio grazie, principalmente, alla sua capacità solare. Il modo più efficiente ed economico per utilizzare tale energia è mentre viene generata, quindi ha senso caricare i veicoli elettrici in quelle ore del giorno.

Se i conducenti di veicoli elettrici dovessero continuare ad aspettare fino a sera per caricare, lo stato avrebbe bisogno di costruire costosi dispositivi di accumulo di energia o più generatori che probabilmente saranno alimentati a gas naturale.

In effetti, lo studio ha rilevato che a livello locale basterebbe solo un terzo delle case di un determinato quartiere con i veicoli elettrici in carica dopo le 23:00 (o ogni volta che le tariffe elettriche scendono), per rendere instabile la rete elettrica.

“I risultati di questo documento hanno due profonde implicazioni: la prima è che i segnali dei prezzi non sono allineati con ciò che sarebbe meglio per la rete – e per i contribuenti”, ha affermato Ines Azavedo, co-autore senior del giornale. “Il secondo è che richiede di prendere in considerazione investimenti in un’infrastruttura di ricarica per il luogo di lavoro delle persone”.

Gli autori dello studio, quindi, suggeriscono che apportare modifiche ai regimi tariffari aiuterebbe a sfruttare i ritmi naturali della rete. Avrebbe anche senso smettere di addebitare ai clienti commerciali e industriali tariffe (qui la situazione alle colonnine in Italia) elevate in base al picco di utilizzo, che secondo loro disincentiva i luoghi di lavoro che installano caricabatterie per veicoli elettrici.