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Cinque auto belle ma perdenti nello sport

Ciò che molti magnati del motorsport hanno affermato in passato, ovvero che esista una correlazione tra bellezza e vittoria in pista, non sempre si è dimostrato vero. Queste cinque auto ne sono la prova. In pista, apparivano di una bellezza mozzafiato e particolarmente distintive, a tratti forse addirittura avveniristiche. Tuttavia, erano più adatte ai concorsi di eleganza che alle piste. Oggi le ricordiamo, nonostante le loro carenze competitive, dato che per il loro aspetto, nel nostro cuore, saranno per sempre delle auto vincenti.

Mazda RX-792P

chassis built by Crawford Composites based in Denver, North Carolina

Dopo aver sorpreso tutti con una vittoria alla 24 Ore di Le Mans nel 1991, la Mazda è stata ricompensata nel modo in cui la FIA solitamente premia i vincitori: vietando la tecnologia che l’ha portata alla vittoria. Di conseguenza, i motori rotativi non erano più ammessi nel Campionato del Mondo Sport Prototipi, tuttavia, erano consentiti nella serie IMSA negli Stati Uniti, il che ha portato Mazda a sviluppare la Mazda RX-792P con motore quad-R26B. Con la sua scultura concava profonda dietro le ruote anteriori e quell’elegante e perfettamente proporzionata cupola, la RX-792P è, secondo noi, una delle macchine da corsa più belle di sempre.

La bellezza però conta poco in termini di prestazioni ed è per questo motivo che Mazda ha interrotto il programma di sviluppo dopo la stagione 1992, quando l’auto non è riuscita a partire nelle prime due gare del calendario a causa di svariati incendi. Il suo miglior risultato è stato un rispettabile secondo posto a Watkins Glen, considerando soprattutto il fatto che ha tagliato il traguardo cinque giri dopo l’onnipotente Eagle MkIII.

Aston Martin DP215

Fu la prima Aston Martin a superare la barriera dei 300 km/h ed era talmente veloce che fu scelta per prendere parte alla 24 Ore di Le Mans del 1963 con al volante il campione di Formula 1 Phil Hill. Sicuramente risultava bellissima agli occhi di tutti, ma un guasto alla trasmissione ha affondato le sue speranze all’inizio della terza ora di gara. Ma poco importa, Aston Martin avrebbe fatto correre di nuovo la DP215, nelle 12 Ore di Reims, ma ancora una volta la trasmissione si è dimostrata il punto debole, infatti la vettura non ha mai corso altre gare e tre anni dopo è stata gravemente danneggiata in un incidente stradale. Ma negli anni successivi la DP215 è stata riparata e ha trovato un nuovo proprietario cinque anni fa all’asta di RM Sotheby’s a Monterey per la cifra di quasi 20 milioni di euro.

Ferrari F92A

La Ferrari F92A è stata una delle vetture da Formula 1 più belle ma più lente mai realizzate e nonostante i suoi difetti, per il suo design è ancora considerata un’opera d’arte. Durante la stagione del 1992, la macchina ha avuto numerosi problemi di affidabilità e svariati incidenti, ma quando riusciva a terminare una gara, dimostrava una velocità sorprendente. Jean Alesi, pilota della Ferrari in quel periodo, è riuscito a portare a termine solo sei delle sedici gare, ma in due di esse ha ottenuto il terzo posto riuscendo a salire sul podio.

La Ferrari ha attribuito le difficoltà della F92A al suo innovativo design del fondo della vettura, tuttavia, secondo Alesi, il vero problema era il motore V12 che perdeva potenza a causa di una perdita di olio dai segmenti del pistone nella camera di combustione. Questo problema ha causato una perdita di 40-50 CV, ma, secondo la tradizione Ferrari, non poteva essere attribuito al motore stesso, ma veniva imputato alla macchina.

Nonostante i problemi, il concetto della F92A era interessante e la macchina era dotata di una buona aderenza grazie alla sua elevata deportanza, come dimostrato da una particolare gara sotto la pioggia. Tuttavia, i tentativi di sviluppo della macchina da parte della Ferrari hanno solo peggiorato le cose. Ad esempio, è stato creato un doppio fondo modificato per verificare se ci fossero miglioramenti, ma la situazione è rimasta la stessa.

 Peugeot 905 (1990-91)

La Peugeot 905 nella sua variante “Evo 1B” ha vinto Le Mans nel 1992. Il problema con l’Evo 1B è che sembra assolutamente tragica nella parte anteriore, soprattutto se non avete mai visto la 905 originale. Tra i parafanghi delle ruote, l’ala posteriore bassa, il muso anteriore arrotondato e quelle coperture dei fari fortemente stilizzate, la prima versione sembrava una navicella spaziale.

Oltre a una vittoria fortuita nella gara di apertura del Campionato del Mondo Sport Prototipi 1991, il record della vettura non era nulla di cui vantarsi. L’aggiornamento “B” di fine stagione da parte di Peugeot, dopo i doppi ritiri a Le Mans e al Nürburgring, ha portato a una migliore aerodinamica e a un motore considerevolmente più potente, gettando le basi per un secondo anno dominante. Ma il team ha dovuto sacrificare l’aspetto magnifico della 905 per ottenere risultati vincenti.

Bizzarrini P538

Bizzarrini non è durata a lungo come casa automobilistica o scuderia di corse, ma stilisticamente, ciò che ha prodotto durante la sua breve esistenza nella seconda metà degli anni ’60 era comunque bello. Solo un telaio P538 spinto da un motore Chevrolet small-block ha preso il via nella 24 Ore di Le Mans del 1966, ma la gara si è conclusa con la rottura di un braccio dello sterzo. Si dice che ne siano stati costruite quattro: due con motori small-block tra gli assi e due con motori Lamborghini V12. Giotto Bizzarrini voleva dare alla macchina un’altra possibilità a Le Mans nel 1967, ma ciò non è mai avvenuto. Due anni dopo, l’azienda ha chiuso.