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Idrogeno, l’alternativa che fa sognare gli appassionati

Solo qualche giorno sono apparse sul web le immagini di una Toyota Corolla decisamente “incattivita”, assolutamente sportiva. Si tratta di un prototipo che la casa giapponese ha allestito per svolgere una serie di test relativamente alla possibilità di (re)introdurre su scala industriale, il motore termico alimentato a idrogeno.

La soluzione a “tutti mali” – anche se così non è – che l’elettrico sta involontariamente provocando tra chi vive l’auto come passione, e non come semplice mezzo di trasporto. Dopotutto che sia benzina o idrogeno, quello che rimane (e che serve a chi ama l’automobile) è il rumore. Un mancanza difficile da perdonare alle auto elettriche, per coloro i quali il sound di un motore plurifrazionato è letteralmente l’equivalente di un brano musicale.

Perché Toyota?

Non è la prima volta che si parla di idrogeno come elemento di alimentazione all’interno del motore a scoppio. BMW, tanto per citare un esempio, aveva provato a perseguire questa strada diversi anni fa, attrezzando delle particolari versioni di Serie 7. Un exploit rimasto tale, perché non ebbe alcun seguito.

E allora per quale motivo il costruttore giapponese si ostina a perseguire una strada abbandonata da tutti? Bisogna fare un’analisi più approfondita dell’attuale situazione energetica dello stato nipponico. Dopo il disastro di Fukishima è diventato ancora più vincolato all’impiego di combustibili fossili come il carbone. Una situazione che per quanto dovrà diventare sempre meno imprescindibile, sta segnando non poco la road map giapponese.

Insistere sull’elettrico non sarebbe profittevole per Toyota, non dovendo contare sul profitto di un solo mercato (l’Europa). E allora ecco perché torna alla ribalta l’idrogeno. A dire il vero il formato prescelto è quello delle fuel cell, le celle a combustibile, dove il vettore energetico è appunto l’idrogeno. La scelta di impiegarlo su un motore a combustione interna, difficilmente avrà uno sviluppo su larga scala, per quanto il solo fatto di averci provato ci faccia ben sperare. E riporre la fiducia nell’alternativa dei carburanti sintetici sarebbe altrettanto fuorviante.

L’idea però ci piace

Ciò che potrebbe verosimilmente accadere, almeno guardano l’Europa e il nostro Paese, è mirare alla cosiddetta neutralità tecnologica. Le case, spinte anche da colossi della tecnologia come Bosch, non dovrebbero puntare in modo esclusivo ad un solo modello tecnologico, perché se il risultato finale è sostenibile, molto probabilmente il suo processo di realizzazione lo è meno.

Perché se “premere” sino a qualche tempo fa sul petrolio ha prodotto l’inquinamento che ora stiamo subendo, non si può avere la certezza assoluta che puntare sull’elettrico non produca a lungo andare un effetto simile. E l’idrogeno che “pompa” nei cilindri è un’idea che non guasta, nonostante le auto come ci piace intenderle sono (quasi) un lontano ricordo. Gli exploit non mancano, ma sono sempre meno di qualche anno fa, confinando al regno delle supercar il piacere delle performance e del divertimento. Dopotutto si tratta soltanto di solo un po’ di rumore.