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La crisi della componentistica frena la produzione di Laika

Sono sempre di più i clienti in fila da Laika ma, con uno strano scherzo del destino, sono sempre di più anche quelli che devono rinunciare a mettere le mani sull’ambito camper di quello che è il leader del settore, con stabilimento produttivo a San Casciano Val di Pesa.

Il motivo? La ben nota mancanza di componenti, già aggravata dalla crisi del COVID-19 e, ora, dalla situazione in Ucraina. Come recentemente riportato dal Corriere Fiorentino, Laika non riesce a ricevere tutti gli chassis di cui avrebbe bisogno da Stellantis, e altri ritardi sono contabilizzati sul fronte dei semiconduttori.

Tutto in cassa integrazione

La situazione è talmente difficile che l’azienda ha dovuto fare ricorso alla cassa integrazione e non ha confermato alcuni contratti a tempo determinato. In più, è stata costretta a fermare il piano di assunzioni già concordato con le organizzazioni sindacali e che, evidentemente, sarebbe stata ben lieta di avviare e condurre in porto.

L’insoddisfazione è evidentemente diffusa. Laika è d’altronde considerata un’azienda modello per la qualità delle relazioni sindacali, tanto che i rappresentanti dei lavoratori hanno consapevolmente sottolineato come la situazione attuale non sia da imputare al datore di lavoro

Il settore dei camper ha d’altronde segnato una crescita in termini di vendita del 7,78% nel 2020 e dell’11,92% nel 2021: camper nuovi, per cui c’è una forte domanda che però non trova adeguata risposta nell’offerta. Le sigle sindacali rammentano come le aziende della camperistica abbiano già impegnato e venduto il 2023, e che il tempo di attesa per avere un camper nuovo è di almeno 18 mesi, a fronte di un rincaro del 10% del prezzo di listino. Eppure, nonostante un prezzo medio di circa 65 mila euro, non c’è stata alcuna disdetta. Non resta dunque che attendere tempi migliori.