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Razzismo e scuse blande: Piquet escluso a vita dal paddock

Troppo blande e troppo tardive, si potrebbe interpretare così il sentimento della Formula 1 sulle scuse di Nelson Piquet a Lewis Hamilton dopo gli epiteti razzisti. E tra l’altro, secondo quanto riferito da alcune fonti inglesi, l’ex campione brasiliano è stato bandito a vita dal paddock della Formula 1. Il tourbillon si è scatenato dopo alcuni commenti audio rilasciati a fine 2021 da Piquet in merito all’incidente di Silverstone tra Hamilton e Verstappen. Frasi che, riproposte ora, sono finite nelle tendenze dei social network e, dopo poche ore, riprese dai maggior media del mondo intero.

La pezza  

Le frasi razziste pronunciate da Piquet su Hamilton, definito più volte neguinho (letteralmente, in portoghese: negretto), hanno provocato la reprimenda di tutto il circus e non solo. Dalla principali scuderie ai piloti, tutti si sono schierati dalla parte di Lewis Hamilton considerando le parole di Piquet come inaccettabili. Dopo qualche ora è arrivata la difesa del nipote del tre volte campione del mondo, Rodrigo, all’insegna della pezza che è peggio del buco. “La nostra nonna Inacinha, la madre di mio papà, l’anima e il cuore dei miei zii, ci chiamava tutti n*gri”, ha scritto Piquet jr via Instagram, “non si tratta di razzismo, ma di amore. Mondo ipocrita del caz*o”. Una frase discutibile che ha ottenuto anche il like, l’approvazione di Kelly Piquet, figlia di Nelson e compagna di Max Verstappen. Fate voi.

Il comunicato

Nel corso della giornata è arrivato poi il comunicato della famiglia Piquet. Altro passaggio considerato tardivo e, persino, autoassolutorio. “Vorrei chiarire le storie che circolano nei media su un commento che ho fatto in un’intervista l’anno scorso. Quello che ho detto è stato mal pensato e non lo difendo, ma voglio chiarire che il termine usato è stato ampiamente e storicamente usato in modo colloquiale in brasiliano come sinonimo di “ragazzo” o “persona” e non è mai stato inteso come un’offesa. Non userei mai la parola di cui sono stato accusato in alcune traduzioni. Condanno fermamente qualsiasi insinuazione che la parola sia stata usata da me con lo scopo di sminuire un pilota a causa del suo colore della pelle. Mi scuso con tutto il cuore con chiunque sia stato colpito, compreso Lewis, che è un pilota incredibile, ma la traduzione di alcuni media che sta circolando sui social media non è corretta. La discriminazione non ha posto nella F1 o nella società e sono felice di chiarire il mio pensiero a questo proposito”, la difesa del brasiliano.

Il finale

Il finale pare già scritto. Nelson Piquet, che compirà 70 anni nei prossimi mesi, non sarà considerato più persona gradita nel paddock. Una specie di life-ban, esclusione a vita per un ex grandissimo campione sì, ma assolutamente anacronistico e fuori da ogni grazia. E non si tratta di buonismo o politicamente corretto o ipocrisia, come sostenuto dal nipote di Piquet. Si tratta di cominciare ad esprimersi semplicemente depurando il linguaggio da termini che appartengono più all’Alabama degli anni trenta che non al mondo civilizzato in cui vorremmo vivere.