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Mekies (Ferrari): “Halo? Tutti contro di noi, decisivo Jean Todt”

24 Guanyu Zhou, Alfa Romeo F1 Team Orlen, C40, action crash with 63 George Russell, Mercedes AMG Petronas Formula One Team, W13, action during the Formula 1 Grand Prix of Great Britain at Silverstone circuit from 31st of June to 3rd of July, 2022 in Northampton, England. (Photo by Gongora/NurPhoto via Getty Images)

Come possano cambiare le prospettive è risaputo. Soprattutto a distanza di anni, la percezione può essere estremamente diversa. La Formula 1 sta vincendo ora sul tema della sicurezza, se si pensa ai gravi incidenti risolti senza drammi degli ultimi tempi. Uno su tutti: quello clamoroso accaduto al via del Gran Premio di Gran Bretagna al cinese dell’Alfa Romeo, Guanyu Zhou. Ma non sempre è stato così. E a distanza di anni, già solo pensando al 2015 e alla tragica scomparsa di Jules Bianchi, paiono trascorse ere geologiche. Proprio quell’evento luttuoso contribuì a mettere i team e la Federazione Internazionale sulla via della sicurezza assoluta. O perlomeno a provarci, visto che di certezze questo mondo non ne regala. A quattro anni dall’introduzione dell’Halo, il sistema che protegge i piloti, di strada da fare ce n’è ancora. La direzione è quella giusta, anche grazie a chi, come l’attuale Direttore Sportivo della Ferrari, Laurent Mekies, ha contribuito ad accompagnare il circus nel futuro.

Tutti contro

Per quanto Halo abbia poi riscosso il placet di tutti i team e i piloti, all’inizio le resistenze erano fortissime, nonostante i tanti incidenti con conseguenze importanti. Per non parlare di situazioni tragiche. “Tutti erano contro di noi”, ha detto Mekies a racingnews365. “Ogni singola persona era contro di noi. È così che è iniziato. A causa dell’estetica… la gente pensava che l’estetica fosse sgradevole”, ripensando a quel periodo non così lontano, ma che partoriva ragionamenti che ora sembrano provenire direttamente dal medioevo. “C’erano questi falsi sentimenti di sicurezza sufficientemente elevata, quindi si diceva: ‘Perché stai cercando di superare i limiti?'”, ha ricordato il belga.

Visionario

Malgrado tutto il progetto Halo andò avanti anche grazie all’allora Presidente della Federazione Internazionale, Jean Todt. Il manager francese ripeteva di pensare fuori dagli schemi e analizzare incidenti come quello capitato in Formula 2 nel 2009 al figlio di John Surtees, Henry. Mekies ha anche ricordato che l’input a cambiare deve, comunque, venire sempre dall’alto. “Viene dalla spinta incredibilmente forte di Jean Todt”, ha detto l’attuale DS del Cavallino. “Viene dal fatto che l’unico supporto che abbiamo ricevuto in quel momento è stato dalla Ferrari”, ha detto. Aggiungendo anche che, per quanto ora sia di parte, ogni elemento di discussione dell’epoca è disponibile. E quindi, facile capire da chi arrivasse la spinta a lavorare sul tema. Cioè, da Maranello.

Eventi

Ad aiutare a percorrere la strada della sicurezza fu Todt, ma anche la tragica morte di Jules Bianchi, avvenuta nel 2015. Piloti come Lewis Hamilton, Daniel Ricciardo e Felipe Massa iniziarono a interessarsi particolarmente al tema. E a produrre suggerimenti e indicazioni che portarono non solo all’idea dell’Halo, ma anche della telecamera ad alta velocità. “Perché la telecamera ad alta velocità è importante? Perché potresti iniziare a capire alcune dinamiche in incidenti di cui prima non avevi idea”, ha spiegato l’ingegnere. Che poi ha sottolineato anche l’importanza di trasferire le innovazioni a cascata dalla F1 alle altre categorie. Un modo di pensare che porta un nome: Jean Todt. “Non voleva scendere a compromessi”. E, a quanto è dato osservare, fece qualcosa di incredibilmente importante.