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V2G (Vehicle To Grid), cos’è e come funziona in Italia e in Europa

Der neue EQS: In Japan wird mit dem EQS auch bidirektionales Laden möglich sein, also Laden in beide Richtungen. Der dortige Ladestandard CHAdeMO („Charge de Move“, deutsch: Bewegung durch Ladung) unterstützt bidirektionales Laden. Das ist die Voraussetzung für Anwendungen wie V2G („Vehicle-to-Grid“, deutsch: vom Fahrzeug ins Netz) und V2H („Vehicle-to-Home“, deutsch: vom Fahrzeug ins Haus).The new EQS: In Japan, the EQS will also allow bidirectional charging. The CHAdeMO (“Charge de Move“) charging standard there supports charging in both directions. This is the prerequisite for V2G (Vehicle-to-Grid) and V2H (Vehicle-to-Home) applications.

Negli ultimi anni si è parlato in misura sempre più diffusa di Vehicle To Grid (V2G), una tecnologia che permette di trasformare le auto elettriche da mezzi di trasporto a “batteria”, a veri e propri veicoli smart che possono scambiare energia elettrica con la rete. Ma in che modo?

Esemplificando quanto abbiamo cercato di sintetizzare nelle righe in apertura di questo breve approfondimento, è sufficiente introdurre come con il V2G le batterie di un veicolo elettrico diventano fruibili con una tipologia di ricarica “bidirezionale”. Ovvero, la batteria di un veicolo elettrico potrà immagazzinare l’energia in eccesso, e restituirla alla rete nel momento del bisogno. Un modo molto innovativo e sostenibile di intendere il possesso e l’utilizzo di un veicolo elettrico, che potrebbe prendere piede in modo sempre più intenso nei prossimi anni.

Come funziona il V2G

Cercando di rendere più “digeribile” un ambito di analisi più tecnico di quanto cercheremo di condividere, rammentiamo come mediante il V2G ogni automobilista di un veicolo elettrico diventerà, per certi versi, sia un fruitore di energia che un fornitore della stessa.

Durante le fasi di ricarica, infatti, le batterie delle auto elettriche saranno impiegate come sistemi di accumulo energetico connessi alla rete. In tale modo la rete potrà diventare gradualmente più efficiente, perché migliorerà il ricorso all’autoconsumo di energia elettrica e si cercherà di rendere più efficienti i flussi di energia prodotti e consumati. È inoltre presumibile che chi utilizzerà un veicolo elettrico con il V2G possa vedersi riconosciuti dei benefit economici, in virtù dei servizi che ha fornito alla rete.

Come funziona il V2G in Italia

In Italia le prime disposizioni sul V2G sono state introdotte con decreto del Ministero dello sviluppo economico risalente al 30 gennaio 2020, che ha stabilito alcuni criteri e diverse modalità per favorire la diffusione di questa tecnologia. In particolare, la formula individuata dal decreto ministeriale per le infrastrutture di ricarica V2G è quella dell’accesso in forma aggravata con le Unità Virtuali Abilitate Miste (UVAM). Ma cosa significa?

Nel dettaglio, il decreto stabilisce che almeno nel caso di UVAM costituite esclusivamente da infrastrutture di ricarica, la potenza modulabile possa essere ridotta fino a 0,2 MW rispetto alla soglia di 1 MW che viene generalmente stabilita per le UVAM. Anche se poi sono arrivati documenti ulteriori e integrativi da parte di operatori interessati (da GSE a ARERA), al momento il quadro normativo appare essere abbastanza incompleto.

Per esempio, manca un riferimento preciso alla remunerazione di cui dovrebbero usufruire gli utenti per questa tipologia di servizi. O, ancora, il modo con cui coprire i costi aggiuntivi che arriveranno in seguito all’installazione dei dispositivi di connessione bidirezionali o dei relativi sistemi di misura.

Previsioni del V2G in Italia e in Europa

Così come avviene nel resto dell’Europa, è evidente come le prospettive di sviluppo della nuova tecnologia V2G siano legate strettamente alla necessità di poter garantire al Paese una buona rete di mobilità elettrica. Considerato che in Italia (previsioni Energy & Strategy Group) al 2030 potrebbero circolare tra 3,5 e 7 milioni di auto a batteria, e che nel 2030 fino al 65% delle nuove immatricolazioni potrebbero essere legate a veicoli elettrici, è evidente che in quella data la V2G dovrà poter contare su numeri molto consistenti alle loro spalle.

È anche per i motivi di cui sopra che in alcune altre parti d’Europa – come avviene nei Paesi nordici – i passi in avanti verso innovative tecnologie di utilizzo della rete elettrica sono stati effettuati in modo più concreto, generando un gap che il nostro Paese ambisce a colmare, gradualmente, nell’attuale decennio.

Quali sono i vantaggi del V2G

A questo punto del nostro approfondimento dovrebbe essere piuttosto chiaro quali siano i vantaggi del V2G. Agli occhi dei fornitori e dei gestori della rete, il principale è quello di poter contare su una rilevante capacità di riserva energetica distribuita sul territorio. Una capacità supplementare che risulterà essere sempre più utile, anno dopo anno, soprattutto quando le rinnovabili intermittenti come eolico e fotovoltaico diventeranno una consuetudine.

Il V2G è d’altronde in grado di rappresentare per tutte le parti in causa (dai privati alle imprese) una interessante occasione per rendere più efficienti i costi di esercizio dei veicoli elettrici, andando a rendere le auto alimentate in tal modo ancora più appetibili rispetto all’alimentazione tradizionale a combustibili fossili. Una tecnologia su cui puntare con intensità nei prossimi anni, nell’auspicio che possa rappresentare un trampolino di lancio verso una nuova mobilità sostenibile.