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Basta navigatore, torniamo alle mappe: ce lo chiede il cervello

Alcune persone si affidano ai sistemi di navigazione come Google Maps, Waze o Apple Maps anche per portare i bambini a scuola. Altri invece sono restii all’utilizzo della tecnologia a causa di alcuni malfunzionamenti che indurrebbero a prendere strade sbagliate. Se fate parte di questa seconda categoria, vi farà piacere sapere che i ricercatori della McMaster Univeristy in Canada hanno recentemente scoperto un nuovo motivo per smettere di usare i sistemi di navigazione e tornare alle tradizionali mappe cartacee.

Il motivo è semplice: allenando il cervello a leggere le informazioni fornite dalla mappa ed elaborando in seguito le informazioni geospaziali, gli esseri umani potrebbero essere in grado di prevenire o almeno rallentare l’insorgenza di alcune malattie, come l’Alzhaimer. Mantenere il cervello allenato aiuterebbe infatti a prevenire il declino cognitivo legato alla demenza.

Abitudini perse

Per comprendere il meccanismo, basta pensare al modo in cui i nostri antenati svolgevano attività che sono state col tempo sostituite da soluzioni moderne. La caccia e la raccolta, spiega lo studio, si basavano non solo sulle capacità fisiche ma anche su processi cognitivi che coinvolgevano la capacità di anticipare i percorsi e trovare il modo più veloce per catturare l’animale inseguito. In questo modo, il cervello creava nuovi percorsi neurali che hanno contribuito a sviluppare abilità che poi si sono rivelate fondamentali per la prevenzione di alcune malattie.

La modernità ha cambiato il modo in cui viviamo le nostre vite. L’orientamento e la navigazione geospaziale si basano ormai quasi interamente su un software che ci fornisce le informazioni di cui abbiamo bisogno per trovare un determinato punto sulla mappa. Per questo, le funzioni cerebrali necessarie necessarie un tempo non vengono più utilizzate.

Forse non è un caso che uno dei primi sintomi dell’Alzhaimer sia la perdita di capacità di trovare il modo per andare da qualche parte. È così che i ricercatori hanno concluso che mantenere il cervello allenato a questo riguardo potrebbe quantomeno aiutare a rallentare l’evoluzione della patologia. Uno studio che ha analizzato la navigazione spaziale e le capacità di memoria delle persone che prendono parte a eventi di orienteering ha rivelato che l’architettura neurale finalizzata in modo specifico a tali attività era molto più sviluppata.

Di conseguenza, affermano i ricercatori, rinunciare al navigatore satellitare e attenersi alle mappe tradizionali, che in genere comportano la ricerca di dove ci si trova, l’elaborazione delle informazioni sulla posizione quindi la pianificazione di un percorso per arrivare a destinazione, potrebbe aiutare in modo significativo nella lotta contro determinate malattie.

I ricercatori raccomandano anche di provare nuovi percorsi ogni volta possibile, anche quando si esce per camminare, correre o andare in bicicletta. Migliorare l’abilità di navigazione potrebbe infatti avere un impatto importante sulla salute del cervello a lungo termine.