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Il motore rotativo Omega 1 può salvare i motori a scoppio?

“Qualcuno salvi i motori a scoppio”. È l’appello che spesso lanciano gli appassionati di motori, vedendo avvicinarsi la scomparsa di questo tipo di propulsori a favore di alimentazioni più amiche dell’ambiente. Se qualcuno ipotizza che i carburanti sintetici possano rappresentare una salvezza per i motori tradizionali, c’è chi prova la strada di una tecnologia che fino a questo momento è risultata piuttosto fallimentare nel mondo automobilistico: il motore rotativo.

Ha catturato l’attenzione l’Omega 1 di Astron Aerospace, un motore rotativo diverso dal Wankel o da un propulsore con la turbina. Viene accreditato di emissioni quasi nulle e di un’alta potenza specifica quindi in teoria potrebbe essere utilizzato per alimentare automobili, motociclette o anche aerei.

Due coppie di due rotori

Il motore consiste in due coppie di rotori, con ciascuna coppia formata da uno dei rotori posizionato sopra l’altro. I due rotori sono uniti da ingranaggi, quindi ruotano in direzioni opposte. La prima coppia è “fredda”, la seconda è “calda”. La prima funge da compressore, aspirando e comprimendo l’aria in una pre-camera. L’aria viene poi trasferita nella seconda coppia di rotori, che si occupa della combustione e dello scarico. Il compressore comprime l’aria aspirata a 13-20 bar, rispetto a circa 2,5 bar di un motore tradizionale.

Un motore Omega 1 pesa 15,9 chilogrammi e produce 160 CV di potenza e 230 Nm di coppia con una rotazione massima di 25.000 giri/minuto. In confronto, un classico 3 cilindri a benzina da 1 litri pesa un centinaio di chili e riesce a erogare poco più di 120 CV.

Niente attriti

Dal punto di vista dell’efficienza, il guadagno deriva dal non subire perdite interne inevitabili con un motore a pistoni: per esempio quelle derivanti al pompaggio e allo sforzo necessario per azionare il treno di valvole e comprimere le molle delle valvole per migliaia di volte al minuto.

Il motore rotativo Omega 1 di Astron Aerospace evita anche l’attrito causato da una miriade di parti mobili, come i cuscinetti, ancora il treno di valvole, i pistoni. In esso le uniche parti mobili sono gli elementi rotanti. Non c’è un albero a gomiti come in un motore a pistoni, ma non ha nemmeno un albero eccentrico come un Wankel. La potenza viene trasmessa direttamente – ed efficientemente – da un albero a motore rotante.

C’è anche una funzione che migliora l’efficienza con effetti simili alla disattivazione di cilindri su un motore a pistoni. Il motore infatti brucia carburante in ogni rotazione quando è sotto sforzo, ma nelle fasi di crociera lo brucia solo quando è necessario, per esempio una volta ogni 10 rotazioni.

Semplice e modulare

Aston descrive la complessità del suo motore, in termini del numero di parti di cui ha bisogno, alla pari di un monocilindrico a quattro tempi di un tosaerba. Inoltre, assicura che avrà bisogno di pochissima manutenzione, semplice e a basso costo, con revisioni complete necessarie solo oltre i 150.000 km.

Con il motore Wankel condivide invece la modularità, in quanto può essere impilato insieme ad altri per moltiplicarne la potenza e la coppia. Due Omega 1 accoppiati produrranno quindi 320 CV e 460 Nm, pensando meno di 32 kg.

Aston ha già stretto una partnership con un appaltatore del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per fornire i motori al governo statunitense. Solo il tempo dirà se questa idea che sembra risolutiva per molte questioni potrà essere applicata in grande serie da produttori di auto e moto.