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Meglio una citycar o una moto? La risposta è unirle in una piccola sporiva

Con i prezzi del gas ai massimi storici in tutto il mondo, molti utenti che si affidano alle auto per il trasporto stanno optando per auto più piccole e più efficienti, in sostituzione della tradizionale berlina o di un SUV.

D’altronde, i vantaggi sono piuttosto ampi ed eterogenei, e vanno ben al di là dei consumi: questi piccoli veicoli possono infatti adattarsi a spazi ristretti, non costano tanto, hanno premi di assicurazione ridotti e sono economici nelle attività di manutenzione.

Certo, c’è anche uno svantaggio non certo sottovalutabile: sono lenti.

Cosa fare?

Di qui, il crescente ricorso a un modo utile per rimediare a questo problema: fare un cambio di motore (che non è legale nel nostro Paese). Il trucco comune è quello di utilizzare un motore Honda di serie B o K, ma se lo spazio è un problema, si può sempre guardare alle due ruote. Come?

Diamo uno sguardo a questa Toyota iQ, che ha iniziato il suo ciclo di vita come una normale city car, per essere poi trasformata in maniera radicale. Tanto diventare una vera e propria sportiva.

L’esterno somiglia poco all’auto originale grazie all’installazione dell’anteriore della GR Yaris e a una conversione del retrotreno. Abbiamo anche paraurti e soglie laterali personalizzati, parafanghi robusti, uno spoiler posteriore dall’aspetto molto aggressivo e un cofano in fibra di carbonio.

All’interno, le cose si fanno semplici: abbiamo infatti un paio di sedili racing, un volante Momo, un cruscotto digitale personalizzato.

Sotto il cofano di questa Toyota abbiamo un motore posteriore a quattro cilindri e 16 valvole di una Kawasaki Ninja ZX-14R, che produce 208 CV a quasi 11.000 giri/min. La potenza viene trasmessa alle ruote posteriori tramite il cambio manuale originale a sei velocità, con lo scarico che esce dal finestrino laterale posteriore.