Il pagellone del GP d’Austria
Mercedes: 6.5
Toto Wolff, che è uno che ci vede lungo, li ha assemblati. E sembrano una coppia perfetta. Nel senso che anche quando si tuffano nelle barriere in Qualifica, lo fanno in sincro. Fossero tuffi olimpici, sarebbe un oro da assegnare alla Gran Bretagna. Peccato che è Formula 1 e fanno un bel casino. Poi, però, al termine di mille peripezie sanno come farsi perdonare. Terzo, Lewis. Quarto, George. A praticamente una minutata mal contata da Ferrari e Red Bull, ma pur sempre lì ad azzannare il massimo possibile. Ric e Gian, Gianni e Pinotto. Jerry Lewis e Dean Martin. Pera e cioccolato, ananas e cocco. Una coca cola ghiacciata d’estate. Guardando loro due, anche Wile E. Coyote e Beep Beep avrebbero capito come andare d’accordo e proliferare.
Leclerc: 9.5
Proprio perché il dieci concettualmente è meglio tenercelo per altre situazioni. E’ il solito vecchio problema: quando assegni il massimo, poi vai a fissare un tetto invalicabile. Come dipingere a parole il gol di Van Basten all’Unione Sovietica o quello di Maradona all’Inghilterra. Quelli sono la perfezione. E bisogna pensarci bene prima di giocarsela. Ma è solo una questione metodologica. Anche perché il Leclerc di Spielberg avrebbe potuto spiegare recitazione a Marlon Brando, fare una lezione di gioco a rete a Federer e così via. Dipingere la Gioconda meglio di Leonardo, insegnare canto a Pavarotti, superare tre volte in una gara di casa un cagnaccio come Verstappen. Roba così.
Neandertaliani in tribuna: 0
Or dunque, la linea cronologica dell’evoluzione umana parte circa dall’Australopiteco. Forse bisogna andare un po’ più avanti, ma non troppo. Direi arrivare al periodo compreso tra l’uomo di Cro-Magnon e quello di Neanderthal. I neandertaliani, nostri antenati un po’ scimmieschi, lavoravano i metalli, allevavano gli animali, coltivavano. Si sa persino che inventarono l’arco. E dipingevano. Un secolo fa, in Francia, hanno pure trovato testimonianze sublimi come incisioni rupestri in una grotta. Meraviglie del genere umano. E che c’entrano questi nostri antenati con la gente vestita d’arancio in tribuna in Austria, quella che ha esultato ferocemente all’incidente di Hamilton? Nulla. Chiedo scusa all’Australopiteco, lui era meno bestiale.
Perez: 4.5
Il sarto. Sartoria specializzata. Non viene da Panama, come in quel film (decisamente bruttino) con Pierce Brosnan. Viene dal Messico. E’ abilissimo nel fai e disfa. Piacerebbe a Penelope, che aspettando il suo Ulisse disperso nell’Egeo, per non finire nelle grinfie dei Proci, faceva la sua tela di giorno e la disfaceva la notte. Fai il buco nella Qualifica a Silverstone, metti la pezza in gara. Altro buco nella Qualifica in Austria, metti la pezza nella Sprint. Ma quando ci prova con Russell, uno tosto davvero, poi lo sbrago è troppo grande anche per il sarto di Guadalajara. Se non altro è uno che non se la lega al dito e sa sempre come fare fiesta.