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Marko e il rischio di “una F1 di ragionieri”

Christian Horner, Helmut Marko and Max Verstappen of Red Bull Racing after the second practice ahead of the Formula 1 Hungarian Grand Prix at Hungaroring in Budapest, Hungary on July 29, 2022. (Photo by Jakub Porzycki/NurPhoto via Getty Images)

La nouvelle vague della Formula 1 predica come suo mantra il contenimento dei costi. Ormai si sa, vietato sprecare risorse, vietatissimo dare all’esterno l’impressione di scialacquare, particolarmente in un momento molto delicato per il pianeta: tra guerre, cambiamento climatico, inflazione, pandemia, il quadro deve andare nella direzione della morigeratezza e della virtù. E così, abbandonati i fasti del passato, le scuderie si trovano a fare i conti con la gestione del budget cap, cercando in tutti i modi di non sforare. Per molti team che non nuotano nell’oro, un modo di rimanere a galla nel circus ed evitare clamorosi crack del passato, con squadre che nascevano e tramontavano in pochissimo tempo. Ma per altri, Ferrari e Red Bull per esempio, il contenimento delle risorse è una variabile accettata non certo di buon grado. Anzi, potrebbe diventare una rogna.

Ingegneri e contabili

Il regolamento adesso impone ai team di non sforare il tetto dei 150 milioni di dollari annuale, cifra corretta qualche settimana fa per ovviare al problema dell’inflazione. Va da sé che nella nuova Formula 1 la rendicontazione è una chiave del successo. Capire come e dove spendere, cercando di risparmiare per non sforare il famigerato budget cap è più che fondamentale, come sa bene il dirigente della Red Bull, Helmut Marko: “Il nostro dipartimento finanziario è stato ampliato in modo significativo. In passato, gli ingegneri dovevano solo dire quanto avevano bisogno e, se era oltre il budget, era necessaria solo l’approvazione della sede centrale di Salisburgo”, ha detto l’austriaco a Motorsport Total.

Spostamento risorse

Il problema del budget cap sta tutto nello spostare le risorse come fosse un domino. In pratica, se ci sono spese che vanno fatte, poi bisogna togliere da un’altra parte. Un tetris complesso che, però, può rischiare di portare la Formula 1 in una direzione non propriamente attraente: “È un processo in cui la FIA impara e in cui noi impariamo. Spero che non degeneri in un campionato da ragioniere”, ha avvertito Marko. E in un certo senso paiono molto lontani i tempi in cui tutto era alla portata. Ma nella nuova Formula 1 è diventata basilare l’opinione dei ragionieri: “I nostri contabili determinano prima gli aggiornamenti e la loro portata”, ha spiegato. “Noi, nella direzione del team, lo esaminiamo e diciamo che abbiamo ancora bisogno di un aggiornamento, quindi che [le spese] devono essere salvate da qualche altra parte.”

Ridimensionare?

La parola d’ordine sembrerebbe ridimensionamento, ma è un vocabolo che mal si sposa da sempre con un team come Red Bull: “Abbiamo ridotto le persone alla Red Bull Racing, ma abbiamo ancora la tecnologia Red Bull”, ha spiegato il dirigente austriaco. Che poi ha chiarito anche come ci siano risorse umane, persone che vengono spostate e indirizzate ad altri progetti della galassia Red Bull come l’hypercar o la Coppa America per non appesantire il budget del comparto legato alla Formula 1. “Ci sono alcuni progetti in cui stiamo ospitando personale che non vuoi perdere”, ha detto il manager austriaco. Tempi nuovi, tempi duri… e mister Marko lo sa.