Classifiche: equilibrio tra i Mercedes, che legnata per Ricciardo e Zhou!
Nei giorni scorsi abbiamo fatto il confronto tra i piloti del mondiale di Formula 1 per quello che riguarda la qualifica. Un particolare più nascosto rispetto al differenziale generato dai punti in classifica, ma che sicuramente i piloti guardano. Come dire: dare la paga al compagno di team fa piacere anche al sabato! Figurarsi la domenica, e quello è ciò che conta. A parità di macchina, verrebbe da dire che la differenza di punti in classifica corrisponde veramente al gap che c’è tra un pilota e il suo compagno di scuderia. Confronti a volte equilibrati, altre volte impietosi.
Gli equilibrati – 1
Il confronto proporzionalmente più equilibrato considerando il livello (alto) della monoposto è quello che si vive in Mercedes. 158 punti per George Russell, dodici in meno per il sette volte campione Lewis Hamilton. E già questo è di per sé sorprendente, valutando comunque il giovane britannico come un pilota alla prima, vera esperienza in Formula 1. Eppure paradossalmente all’inizio della stagione il gap era ancora più impietoso. Colpa, dicono in molti, del contraccolpo psicologico subito da Hamilton: il mondiale del record perso pochi mesi prima e in quel modo ad Abu Dhabi unito allo shock di una W13 assolutamente non competitiva per l’altissimo livello per la prima volta da un decennio. Ma il trend ora appare mutato e sta arrivando la rimonta di Hamilton. Comunque vada, però, per Russell già è un successo.
Gli equilibrati – 2
Tutto sommato in equilibrio anche il confronto in Ferrari tra Charles Leclerc e Carlos Sainz, almeno stando alla graduatoria. Ventidue punti in più non sono una voragine se si considerano due piloti ben oltre i centocinquanta punti. Ma anche qui, se si pensa a quanto scialacquato dal monegasco a causa di strategie tragicomiche, affidabilità ed errori (Le Castellet), il gap sarebbe potuto essere molto più corposo. Differenziale non punitivo pure per Yuki Tsunoda rispetto a Pierre Gasly all’AlphaTauri. Sedici punti per il francese, undici per il giapponese e, per quanto siano pochi, non si possono considerare grandi differenze.
I differenti
Nel girone dei “differenti” finiscono molte altre accoppiate di piloti. A partire dall’Alpine, visto che i diciassette punti di distacco tra Esteban Ocon e Fernando Alonso significano qualcosa. L’asturiano è parso in rimonta, ma quando ci si trova attorno a quota cinquanta/sessanta, quasi venti lunghezze di distacco sono un fattore da prendere in considerazione. Idem con patate alla Haas. Meno dieci per Mick Schumacher da Kevin Magnussen (22 a 12), col danese citato più volte ad esempio dal Team Principal Gunther Steiner per indicare la strada giusta (o bastonare…) il figlio d’arte. Caso a parte, invece, è rappresentato dalla Williams. Per quanto Alexander Albon sia decisamente più competitivo di Nicholas Latifi, tre punti (a zero) rendono la situazione difficile da analizzare.
Le legnate
I confronti impietosi riguardano altri, però. Dall’alto al basso della classifica, il gap maggiore tra tutti i tutti è quello tra Max Verstappen e Sergio Perez, un alieno e un buon pilota distanti l’enormità di ottantacinque punti. Ma quando si tratta dell’olandese, difficile fare confronti. Quelli si possono fare abbondantemente alla McLaren: qui, la proporzione è infintamente più impietosa. Settantasei a diciannove tra Lando Norris e Daniel Ricciardo. Cinquantasette lunghezze sono due campionati differenti nel modo più assoluto, quasi un unicum in tutto il Circus. Discorso simile anche in Alfa Romeo e Aston Martin. In entrambi i casi due piloti che sono decisamente più competitivi dei compagni di team e lo si poteva attendere anche nelle previsioni. Dei venti punti timbrati dalla casa di Lawrence Stroll, sedici li ha portati Sebastian Vettel e solo quattro il figlio Lance. Ancora più larga la forbice nella scuderia italiana. Dei cinquantuno totali, quarantasei sono di Valtteri Bottas e solo cinque del rookie cinese Guanyu Zhou.