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I metalli per le batterie potrebbero essere pescati dal fondo dell’oceano

Le materie prime necessarie per la produzione della batterie non sono molto diffuse sulla terra. Per questo le compagnie minerarie cercano di trovarle in ogni dove. La nuova frontiera di estrazione sembrerebbe essere il fondo degli oceani, dove sembrerebbero abbondare noduli polimetallici ricchi di nichel, cobalto, manganese e rame.

Al momento non sappiamo quanti danni possa fare l’estrazione di questi metalli dalle profondità marine, tuttavia tali operazioni potrebbero iniziare già entro il 2024, sfruttando una scappatoia nelle normative che proteggono il fondo oceanico. Infatti il diritto internazionale vieta l’estrazione mineraria in acque profonde, ma alcune compagnie minerarie sono sicure di poterlo fare entro la fine del prossimo anno.

Fatta la legge, trovato l’inganno

Come spiega un articolo di Wired, questo tipo di estrazione può avvenire aggirando le norme: una sezione del trattato afferma che un paese può notificare alla Seabed Authority (autorità dei fondali marini) che desidera avviare l’estrazione minerario in acque internazionali e da quel momento l’organizzazione avrà due anni per adottare i regolamenti. Nel frattempo, l’Authority dovrà comunque approvare provvisoriamente tale piano di lavoro.

The Metals Company ha collaborato con Nauru, nazione insulare nel Pacifico meridionale, per aggirare il divieto di estrazione mineraria in acque profonde. Nel 2021 il presidente di Nauru ha notificato alla Seabed Authorityla volontà di iniziare l’attività mineraria. The Metals Company si è schermata dicendo che l’iniziativa è partita dal paese oceanico, anche se vale la pena ricordare che la compagnia mineraria di Nauru, chiamata Nauru Ocean Resources, è interamente controllata da The Metals Company.

TMC non è l’unica azienda che rincorre le ricchezze non sfruttate che aspettano in fondo al mare, ma sta cercando di essere la prima. Potrebbe esserle concesso il permesso di iniziare a estrarre noduli nel pacifico nel giro di un anno, anche se la società è accusata di affrettare la ricerca per determinare gli effetti dell’estrazione mineraria in acque profonde, oltre che di esercitare un presunta influenza sleale sui suoi partner con lo scopo di ottenere per prima il permesso.

Rischi per il pianeta

In ballo c’è un affare stimato di 31 miliardi di dollari in metalli per le batterie. Gli scienziati però affermano che i rischi di questo tipo di estrazione potrebbero essere molto grandi, con effetti irreversibili che vanno dall’inquinamento alla distruzione di interi ecosistemi. Gli scienziati chiedono una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde fino a quando non saremo in grado di capire come influenzerà gli oceani. La comunità scientifica afferma che ne sapremo di più entro il 2028, ma le pressioni delle compagnie minerarie potrebbero iniziare molto prima di allora.