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Volkswagen W12 Nardò festeggia 20 anni dal record di velocità

Negli anni ’30 Volkswagen ebbe l’idea di creare un’auto popolare, ribattezzandola Maggiolino. Un veicolo che permise all’azienda di trasformarsi in uno dei più grandi nomi dell’industria automobilistica, e che diede il via a modelli più sofisticati o sportivi che, tuttavia, non ebbero mai il piacere di essere accompagnati da una vera e propria supercar.

Tale approccio sarebbe cambiato solo alla fine degli anni ’90, quando l’amministratore delegato Ferdinand Piech decise che il modo migliore per testare e pubblicizzare il nuovo design del motore a W (o twin-V) fosse proprio quello di inserirlo in una macchina dalle prestazioni strabilianti.

Piech affidò questo progetto all’Italdesign di Giorgetto Giugiaro, a cui fu chiesto di creare un veicolo accattivante, ma efficiente dal punto di vista aerodinamico. Tale, ovvero, da ospitare sia il suddetto motore in posizione centrale che il sistema di trazione integrale Syncro della VW.

Il concept Volkswagen W12

Il risultato fu una biposto di basso profilo che assomigliava più a una versione stradale di un prototipo di Le Mans che a qualcosa che la VW avesse mai costruito. Fece la sua prima apparizione pubblica al Tokyo Motor Show del 1997, destando non poco scalpore.

Tuttavia, lo stile – per quanto appariscente – non era certo il principale punto di discussione. Con questo audace concept, infatti, l’azienda rivelò al mondo il suo motore W12. Al centro dell’unità da 5,6 litri e 414 CV c’erano due blocchi motore VR6 che erano fondamentalmente fusi in una sola unità. Naturalmente, il propulsore era molto più di questo, poiché impiegava una serie di caratteristiche high-tech come un collettore di aspirazione variabile a doppio flusso in magnesio, o la fasatura variabile delle valvole di aspirazione e di scarico.

Sebbene VW escluse immediatamente la produzione in serie del W12 Syncro, il gruppo annunciò che avrebbe continuato lo sviluppo del motore, che prevedeva di utilizzare in una serie di modelli di punta. Tuttavia, questo non segnò la fine dell’accattivante biposto. Insieme all’innovativo dodici cilindri, gli ingegneri migliorarono anche l’auto negli anni successivi e una versione roadster a trazione posteriore fu presentata a breve disttanza.

Volkswagen W12 Nardò

Con una carrozzeria completamente rivista, un telaio più leggero e un propulsore 6.0 litri ingrandito che ora poteva erogare una potenza di 591 CV, nacque il W12 Nardò, dal nome della località in provincia di Lecce in cui furono ospitati alcuni test su pista.

In 24 ore, il veicolo riuscì a toccare una velocità media di 295,3 km/h su 7.084 km, battendo il suo primo record mondiale. Ma questo era solo l’inizio.

Pochi mesi dopo, il 23 febbraio 2002, il prototipo con i suoi cerchi BBS dorati tornò in Italia per un’altra sessione di test. Questa volta, riuscì a coprire una distanza di 7.739 km in 24 ore, mantenendo un’incredibile velocità media di 322,8 km/h. Questa impresa ha portato a non meno di sette nuovi record mondiali e dodici record internazionali di classe.

Volkswagen W12 Nardò – Le foto